GIANCARLO CORSETTI
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Alì Baba ed i quaranta ladroni

12/3/2018

 
Da "Le Mille ed Una Notte" (X secolo)
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[...]La sultana Scheherazade, svegliata dalla vigilanza della sorella Dinarzade, raccontò al consorte la storia ch’egli aspettava.— Possente sultano,» diss’ella, «in una città della Persia, sui confini degli stati di vostra maestà, vivevano due fratelli, uno de’ quali chiamato Cassim e l’altro Ali Baba.
II padre aveva lasciato loro scarsi beni, ed essendoseli egualmente divisi, pare che eguali esser dovessero le loro fortune; ma il caso dispose altrimenti.
Cassim sposò una donna la quale, poco dopo il matrimonio, ereditò una bottega ben fornita, un magazzino pieno di merci ed alcune terre, che lo posero d’improvviso in grande agiatezza, costituendolo uno de’ più ricchi negozianti della città.
Ali Baba, per lo contrario, avendo sposata una donna povera al par di lui, era meschinamente alloggiato, nè aveva altra industria, per guadagnarsi il vitto, e mantener sè ed i propri figliuoli, se non di andarla a far legna in una selva vicina, venendo a venderla alla città, caricata su tre somari, che formavano tutto il suo patrimonio.
Trovavasi un giorno Ali Baba nella foresta, e finiva di tagliarvi legna bastante all’incirca per caricarne le sue bestie, allorchè scorse una densa polvere sollevarsi in aria ed avanzarsi dritto al luogo dov’egli stava. Guardò allora attentamente, e distinse una numerosa comitiva di gente a cavallo che veniva di trotto.

Benchè nel paese non si parlasse di ladroni, non ostante venne ad Ali Baba il pensiero che tali esser potessero quei cavalieri, e senza considerare cosa sarebbe accaduto de’ suoi asini, pensò a mettersi in salvo. Salito sur un grosso albero, i cui rami, a poca altezza, spartivansi in cerchio, sì vicini l’un all’altro, da non essere se non da piccolo spazio disgiunti, vi s’appiattò nel bel mezzo, con tanta maggior sicurezza, che potea vedere senza essere veduto; ergevasi l’albero appiè d’una rupe isolata da tutte le parti, molto più alta dell’albero stesso, e scoscesa in modo che per niun verso vi si poteva salire. 
I cavalieri, grandi, robusti, tutti ben montati e meglio armati, giunsero presso la rupe, ove smontarono; ed Ali Baba, contatine quaranta, dal loro aspetto e dall’equipaggio non dubitò non fossero ladroni. Nè s’ingannava: erano infatti malandrini, i quali, senza far alcuna violenza nei contorni, andavano ad esercitare le loro ruberie assai lontano, tenendo convegno in quel luogo; e ciò ch’ei li vide fare, confermollo nella sua opinione. Ogni cavaliere, sbrigliato il palafreno, lo legò ad un albero, gli passò al collo un sacco pieno d’orzo che portava in groppa, e tutti poi caricaronsi delle loro valige, la maggior parte delle quali parvero ad Ali Baba cosi pesanti, ch’ei le giudicò piene d’oro e d’argento.L’uomo più appariscente, carico come gli altri della sua valigia, che Ali Baba prese pel capo dei ladroni, si accostò alla rupe, assai vicino alla grossa pianta su cui stava ricoverato, e schiusosi il varco framezzo alcuni cespugli, pronunciò queste parole: «Sesamo, apriti!» cosi distintamente, che Ali Baba potè intenderle. Appena il capo de’ ladroni ebbele pronunziate, si apri una porta; ed egli, fatti passare prima gli altri, introdotti che furono tutti, entrò anch’egli, e la porta si richiuse.

I ladroni rimasero a lungo entro lo scoglio, ed Ali Baba, il quale temeva che qualcuno di loro, o tutti assieme ne uscissero, s’egli abbandonava il suo posto per fuggire, fu costretto a restare sull’albero, aspettando con pazienza. Si sentì però tentato di scenderne per impadronirsi di due cavalli, balzare su d’uno, condur l’altro per la briglia, e correre in città, cacciandosi innanzi i tre somari; ma l’incertezza dell’evento l’indusse ad appigliarsi al partito più sicuro.
Finalmente si riaprì la porta, i quaranta ladroni ne sortirono, ed il capitano, entrato per l’ultimo, uscì pel primo, e dopo averseli veduti sfilare davanti, Alì Baba udì che faceva chiudere la porta, pronunciando queste parole: «Sesamo, rinchiuditi.» Tornò ciascuno al suo cavallo, gli ripose la briglia, attaccò di nuovo la valigia alla sella, e vi salì. Quando in fine il capitano vide che tutti erano pronti alla partenza, si mise alla testa, e ripigliò con essi la strada d’ond’erano venuti.
Alì Baba non discese però subito dall’albero. — Possono essersi dimenticata qualche cosa,» pensò fra se, «che li costringa a tornare indietro, ed io, se ciò accadesse, mi troverei accalappiato.» Li seguì dunque coll’occhio sinchè li ebbe perduti di vista, e non discese, per maggior sicurezza, se non molto tempo dopo. Avendo tenuto a memoria le parole in forza delle quali il capitano de’ ladroni aveva fatto aprire e chiudere la porta, fu curioso di provare se, pronunziandole, farebbero il medesimo effetto. Passato in mezzo ai cespugli, e veduta la porta che nascondevano, vi si presentò davanti, e disse: «Sesamo, apriti!» Sull’istante la porta si spalancò.
— Sire, Alì Baba erasi aspettato di vedere un luogo di tenebre e d’oscurità, ma fu maravigliatissimo trovandone uno ottimamente rischiarato, vasto e spazioso, scavato dalla mano degli uomini, a volta altissima, che dall’alto della rupe riceveva la luce per un’apertura al modo medesimo praticata. Quivi scorse grandi provvigioni da bocca, balle di ricche merci accumulate, stoffe di seta e di broccato, tappeti di gran valore, e soprattutto oro ed argento monetato a mucchi, ed in sacchi o grandi borse di cuoio le une sulle altre; al vedere le quali cose, gli parve non fossero lunghi anni, ma secoli che quella grotta servisse di rifugio a ladroni succedutisi l’un l’altro.
Non titubò Alì Baba sul partito da prendere: s’introdusse nella grotta, ed appena vi fu entrato, la porta si rinchiuse; ma non n’ebbe alcuna inquietudine, conoscendo il segreto di riaprirla. Non si attaccò alle monete d’argento, ma bensì all’oro, particolarmente a quello dei sacchi, e levatone in più volte quanto ne potea portare, in quantità sufficiente per formare il carico de’ suoi tre asini, raccolse le bestie ch’eransi disperse, le fece avvicinare alla rupe, le caricò de’ sacchi, e per nasconderli, vi accomodò sopra la legna in modo che non si potessero scorgere. Si presentò quindi dinanzi alla porta, e non ebbe appena pronunziate le parole: «Sesamo, rinchiuditi!» che quella si chiuse; essendosi chiusa da se ogni volta ch’eravi entrato, e rimasta aperta ogni volta ch’erane uscito.
Ciò fatto, Alì Baba ripigliò la via della città, e giunto a casa, fece entrare gli animali in un cortiletto, chiudendone con gran cura la porta; poi, deposta la poca legna che copriva i sacchi, li portò in casa, ponendoli ed accomodandoli davanti a sua moglie, seduta sur un sofà.
Apri la donna quei sacchi, ed accortasi ch’erano pieni di danaro, sospettò non il marito li avesse rubati; dimodochè, allorchè questi ebbe finito di portarli, non potè trattenersi dal dirgli: — Alì Baba, sareste mai tanto sciagurato per... --
Alì Baba l’interruppe. — Zitto, moglie, non allarmatevi; io non sono ladro, a meno che non sia esserlo il togliere ai ladri. Cesserete d’avere questa sinistra opinione di me quando vi avrò narrata la mia buona ventura. — 
Vuotò quindi i sacchi, che formarono un grosso mucchio d’oro, dal quale sua moglie rimase abbagliata; poi, le fece l’esposizione del fatto dal principio alla fine, e, terminando, le raccomandò sopra ogni altra cosa di conservare il segreto [...]



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